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Intervista a Gabriel Lima, Capitano dell'Italia Campione d'Europa 5v5

domenica 10 agosto 2014

Intervista a Gabriel Lima, Capitano dell'Italia Campione d'Europa 5v5
Lo scorso 8 febbraio, ad Anversa, Gabriel Lima alzava la seconda Coppa d'Europa della storia della Nazionale Italiana di Calcio a 5, un trionfo tanto più importante perché vissuto da capitano. Nato a San Paolo in Brasile, il 19 agosto 1987, il campione azzurro si è trasferito nel nostro paese all'età di 16 anni, entrando subito a far parte dell'Under 21 italiana, grazie alla doppia cittadinanza, retaggio del nonno piemontese Ettore Mancini. Inserito tra i dieci calciatori più forti del Mondo dai Futsal Awards (2012 e 2013) e Scarpa di Bronzo agli Europei 2014, il Capitano dell'Italia ha parlato in esclusiva a Vivo Azzurro. Qual'è il primo ricordo che ti viene in mente quando pensi alla finale di Anversa vinta per 3-1 con la Russia? Gli ultimi secondi della gara, quando abbiamo capito che ormai era fatta. E poi l'emozione di alzare la coppa, a coronamento di un grande lavoro e tanti sacrifici. Cosa vuol dire per un oriundo alzare la Coppa d'Europa da capitano dell'Italia? Non riuscirò mai a spiegarlo a parole. Potrò giocare altri dieci anni, ma non avrò motivo di essere così orgoglioso di qualcosa, come di indossare la fascia di capitano dell'Italia. Penso che sia un segnale forte per la società in cui viviamo… è un peccato che questo sport non abbia la visibilità giusta per inviare segnali di apertura mentale e multietnicità come questo. Quanta italianità c'è in te? Quando mi hanno intervistato in Brasile ho detto che mi sento più Italiano che brasiliano. L'italia mi ha dato tutto: lì sono cresciuto, lì ho fatto la cresima, lì ho avuto la mia prima macchina, lì mi sono sposato… per dirti, ora che sono in Spagna e cerco di parlare spagnolo, la gente pensa che io sia italiano dall'accento... (Gabriel è appena passato dall'Asti al ElPozo Murcia n.d.r.). Hai ereditato la fascia di capitano da un simbolo azzurro come Marcio Forte, come è avvenuto il passaggio di consegne? Personalmente ho sempre avuto la sensazione che lui mi stesse consegnando la fascia piano piano… Aveva l'abitudine di fare sempre un discorso al gruppo in occasione delle gare, ma un giorno mi disse :"parla tu, perché io oggi non parlo"… L'ho ammirato ed osservato tanto, perché è un esempio di professionalità. Cercava sempre di oltrepassare i suoi limiti, anche in allenamento era d'esempio, non si risparmiava mai… Mi ha dato tanto, posso solo ringraziarlo. Da capitano come si motiva una squadra che ha giocatori che hanno vinto tanto a livello personale come ad esempio Stefano Mammarella? E' molto più difficile di ciò che sembra. Perché si lavora con 14 persone diverse, con emozioni, modi di reagire e problemi personali differenti… motivare tutti nello stesso momento penso sia veramente impossibile. Io vado sul personale, non posso avere la stessa parola per 14 persone, ma devo conoscere i miei compagni e adeguarmi al loro mondo. Quanto a Mammarella, lui non ha bisogno di essere motivato. E' uno molto competitivo, vuole sempre avere di più, e ha un grande pregio: l'umiltà, nonostante tutto ciò che ha vinto. E' un altro capitano di questa squadra, mi aiuta a tenere alta la tensione. Palra poco, ma fa tanti fatti. Una delle tue doti principali è l'intelligenza tattica. Quindi, tatticamente, se potessi schierare un dream team del Futsal, chi metteresti in campo (Azzurri a parte)? Togliendo i miei compagni di Nazionale, metterei Luis Amado (Spagna), Kike (Spagna), Falcão (Brasile), Ricardinho (Portogallo) e Cirilo (Russia). Come è nata in te la passione per il Calcio a 5? Mio papà giocava a Calcio a 5, e gioca tuttora tre volte a settimana. Per emularlo, all'età di 3 anni ho fatto la mia prima lezione. Non mi ricordo personalmente l'avvenimento, se non attraverso una foto che abbiamo in casa, dove io sto giocando a pallone con ancora il pannolino addosso. Poi a 10 anni mio padre mi portò a fare un provino per una squadra del campionato paulista e mi presero. A proposito di bambini, pare ci sia una cicogna in arrivo… hai già pensato all'esultanza da dedicare al nascituro dopo i gol? Mio figlio nascerà a febbraio e si chiamerà Miguél. Quanto all'esultanza, ti dirò che in passato l'ho fatta per diversi amici, e tutti hanno pensato che mia moglie fosse incinta. Ora non potrò fare esultanze a sorpresa, perché la notizia si è già diffusa, ma intanto che Miguél non è ancora nato continuerò a dedicare i gol a mia moglie. Sempre ai bambini è rivolto anche un tuo progetto particolare. Ce lo racconti? Insieme alla Divisione Calcio a 5 ho partecipato a una settimana di beneficenza, all'insegna del Futsal e della cultura italiana, per 54 bambini brasiliani, sostanzialmente poveri o con difficoltà. Vi racconto la giornata tipo. Dopo avere fatto colazione tutti insieme, dividevamo i bambini in gruppi: alcuni si allenavano sul campo con professionisti, tecnici e giocatori italiani, altri facevano lezione d'italiano, storia e geografia dell'Italia, quindi nel pomeriggio invertivamo i turni. Inoltre abbiamo individuato cinque o sei casi particolari da aiutare, mettendo in contatto le famiglie dei ragazzi con dei volontari. Ad esempio, c'era la madre di un bambino che non aveva i soldi per pagarsi l'intervento alla vista, e noi le abbiamo trovato chi la opererà gratuitamente. Nel caso di un ragazzo dislessico, abbiamo trovato una psicopedagoga che lo seguirà volontariamente. C'è stato anche un episodio molto commovente...  All'inizio della settimana per conoscere i bambini abbiamo fatto compilare loro un questionario, l'ultima domanda era: "qual'è il tuo più grande desiderio?". Quasi tutti hanno risposto che vorrebbero giocare a pallone in Europa, uno solo a risposto che avrebbe voluto vedere il nonno malato camminare di nuovo. Cercheremo di capire se potremo esaudire anche questo desiderio. Hai anche un progetto di studio parallelo a quello calcistico? Quando sono arrivato ad Aosta, a 16-17 anni, abitavo con cinque ragazzi nello stesso appartamento, sopra il palazzetto. Frequentavo un liceo scientifico tecnologico, ed ero l'unico ad andare a scuola; quindi andavo a letto presto e mi svegliavo presto. Loro invece stavano svegli fino a tardi, e la mattina li trovavo sempre addormentati. A dire il vero li invidiavo, specialmente quando nevicava, avrei voluto buttarli giù dal letto… In ogni modo, dopo che mi fui trasferito ad Asti iniziai a frequentare Scienze Motorie, ma i professori non capirono la mia situazione di studente/calciatore impegnato… e ho dovuto lasciare dopo 6 mesi. E' un grande rimpianto, ma non potevo fare diversamente. Comunque sono riuscitolo lo stesso  a conseguire una laurea biennale in Marketing. Come passi il tuo tempo libero? Sono molto pigro. Mi piace stare a casa a guardare i film, oppure vado al cinema con la mia compagna. Amo praticare altri sport come la pallavolo, il tennis, il ping pong… Poi, sembrerà strano, ma il mio più grande hobby è l'ordine, mi piace riordinare le cose fuori posto.