Ricorrenze Azzurre

Le parole di Vittorio Pozzo sulla tragedia di Superga, e il riconoscimento di Menti

giovedì 4 maggio 2017

Le parole di Vittorio Pozzo sulla tragedia di Superga, e il riconoscimento di Menti
“Il Torino non c’è più. Scomparso, bruciato, polverizzato. Una squadra che muore, tutta assieme, al completo, con tutti i titolari, colle sue riserve, col suo massaggiatore, coi suoi tecnici, coi suoi dirigenti, coi suoi commentatori. Come uno di quei plotoni di arditi che, nella guerra, uscivano dalla trincea, coi loro ufficiali, al completo, e non ritornava nessuno, al completo. È morto in azione. Tornava da una delle sue solite spedizioni all’estero, dove si era recato in rappresentanza del nome dello sport italiano. Aveva preso la via del cielo per tornare più presto, per far fronte agli impegni di campionato. Un urto terribile, uno schianto – ai piedi di una chiesa, di una basilica addirittura – uno gran fiammata. E poi più nulla. Il silenzio della morte. Era la squadra Campione d’Italia”. Sono queste le struggenti parole, utilizzate dal vecchio Commissario tecnico della Nazionale, Vittorio Pozzo - e riportate sulle colonne del quotidiano La Stampa il 5 maggio 1949 - per omaggiare i protagonisti di quel Grande Torino che, solo poche ore prima, avevano perso la vita sulla collina di Superga. Pozzo fu uno dei primi a raggiungere il luogo della tragedia, quella sera del 4 maggio 1949. Conosceva bene tanti di quei ragazzi: anche lui aveva contribuito a farli diventare campioni, portandoli in blocco in Nazionale, nei suoi ultimi anni di esperienza in azzurro. Proprio per questo suo rapporto con i calciatori, quasi paterno, a Pozzo fu chiesto il compito più straziante: riconoscere le salme dei giocatori del Grande Torino. [caption id="attachment_54428" align="alignnone" width="640"] La spilla di Romeo Menti in una teca del Museo del Calcio di Coverciano[/caption] Uno dei primi ad essere identificato fu Romeo Menti: alla destra che, prima di essere trasferito al Torino, giocò per tre anni alla Fiorentina. Era rimasto talmente affezionato alla squadra viola da portare sempre con sé, appuntata sulla giacca, una spilla raffigurante il distintivo della società toscana. Pozzo riconobbe immediatamente quella spilla e non ebbe alcun dubbio: erano le spoglie di Menti. Quella spilla, che in sé racchiude così tanti significati, tragici e d’amore, è oggi conservata al Museo del Calcio di Coverciano. Foto in testata: Vittorio Pozzo nel corteo funebre per le vittime di Superga.