Corriere dello Sport - Stadio

Il racconto della gara tenutasi a Düsseldorf l’11 giugno 1988 attraverso l’editoriale di Domenico Morace e le pagelle di Giuseppe Pistilli

L’Editoriale di Domenico Morace

Avanti così, i ragazzini sono cresciuti  

Rapiti dal gol di Mancini, abbiamo sognato. Sul teleschermo sventolavano, in un delirio tutto italiano, le bandiere azzurre di Düsseldorf. Il sogno è svanito presto: un gol balordo, idiota, se si può dire, ci ha beffati. Siamo rimasti con la grande illusione ma senza troppa amarezza. I nostri giovanotti si sono battuti bene, hanno tenuto il campo con l’autorevolezza di veterani. Nel secondo tempo, hanno messo in crisi i tedeschi con un gioco d’attacco, tutto grinta, con la voglia di battersi per la vittoria. Abituati ad essere classificati come biechi esportatori di calcio difensivo, stavolta abbiamo esibito altre credenziali. I tedeschi, non fenomeni ma padroni di casa e grandi favoriti, hanno rischiato il ko.

Bravi, ragazzi! Ci siete piaciuti al di là di qualche pausa o di alcune distonie del primo tempo. Ma si sa: la prima ed un grande scenario incutono sempre timori reverenziali. Quando la paura è scomparsa, i nostri giovanotti hanno mostrato le unghie cancellando le perplessità della vigilia. Si diceva: sono giovani, sono inesperti, che faranno contro i panzer? Bene: i panzer sono stati messi sotto dall’armata di Vicini. Non è poco.

Le grandi squadre hanno sempre accoppiato talento ad esperienza. L’Italietta di Vicini è composta da un manipolo di giovani e da due fuoriclasse in crescita, Zenga e Vialli. Questo campionato d’Europa – ricordiamolo – per gli azzurri ha principalmente uno scopo: è una tappa di avvicinamento al mondiale; ingiusto ora pretendere di più. Quando, dopo il fallimento messicano, la Federcalcio chiamò Vicini, gli chiese una rifondazione: gli eroi di Madrid erano svaniti, persi nella storia e nella beatificazione. Dalle rovine del quadriennio post-Madrid Vicini ha saputo rifondare una nuova Nazionale ad immagine e somiglianza della sua Under 21. Quello spirito l’ha trasferito bene nella Nazionale A: l’abbiamo visto anche nella “prima” in Germania.

Avanti così. Si può sperare.

Le pagelle 

di Giuseppe Pistilli

Donadoni ha convinto. Bene Maldini, Baresi la solita sicurezza

  • Zenga 6 – Non passerà alla storia per le prodezze al Rheinstadion. Semmai, sarà ricordato perché si è fatto cogliere con le mani nel barattolo della marmellata da un arbitro che, probabilmente, non aspettava altro, dopo aver sorvolato su un paio di scorrettezze dei nostri.
  • Bergomi 6,5 – Prende in consegna Klinsmann, gli pianta gli unghioni sul collo, non gli da scampo. Un capitano coraggioso ed efficiente.
  • Maldini 6,5 – All’inizio sembra inamidato. Forse è l’emozione a ridurlo in quello stato. Ed il piccolo Littbarski ne approfitta per cavare dal suo repertorio vecchi numeri. Al 7’ Maldini finisce addirittura sul libro dei cattivi, per una ammonizione. L’episodio fa capire quanto il ragazzo sia nel pallone. Ma la ripresa è tutta per lui. Il riscatto è perentorio. Peccato soltanto che manchi il gol del 2-1 dopo una felice intuizione.    
  • Baresi 6,5 – È una sicurezza non soltanto nel Milan, ma anche in questa Nazionale.
  • Ferri 6,5 – In avvio sembra che Voeller possa scappargli via in virtù di chissà quale misterioso prodigio di natura. Niente vero. Dopo una ventina di minuti, il tedesco è già stato domato.
  • Ancelotti 6 – Mette la sua esperienza a servizio della squadra. Nel primo tempo si fa rispettare con le buone e con le cattive.
  • Donadoni 7 – Finalmente anche la maglia azzurra gli sorride. Forse la sua migliore partita lontano dal Milan. È l’ispiratore del gol di Mancini.
  • De Napoli 6 – Non ha il mantello lucido dei cavalli in gran forma. Evidentemente risente del finale maledetto che ha sottratto lo scudetto al Napoli. Se la sfanga alla meno peggio, rischiando come minimo l’ammonizione per un brutto gesto di reazione, finisce fuori in barella, ma per fortuna pare che non si tratti di un infortunio grave.
  • Vialli 6 – Tiene sempre con il fiato sospeso i tedeschi, in particolare Kohler, che lo marca da vicino. Però non riceve gli aiuti che meriterebbe.
  • Giannini 6,5 – In netto progresso, vivacissimo, sempre presente in ogni angolo del campo. E al suo cospetto c’è un certo Matthaeus.
  • Mancini 7 – Un gran bel gol, ma non solo quello. Ora che ha rotto il ghiaccio, potrebbe fare scintille. Ha tutte le qualità per imporsi come stella degli Europei.
  • De Agostini e Altobelli: Entrati rispettivamente all’86’ e all’89’: non giudicabili.