A volte la differenza non sta in un gol, ma in un clic nella testa. Per Emma Lombardi, classe 2007, quel clic è arrivato tra l’Europeo U19 in Polonia e il primo vero assaggio di Prima Squadra.
Emma oggi ha due maglie da titolare consecutive con la Fiorentina, nelle vittorie viola contro Sassuolo e Roma, e dopo la prima è entrata nella Top 11 di giornata. Non è un caso, anche se nelle sue parole c’è tanta sorpresa.

“Non mi aspettavo di partire dall’inizio nelle ultime gare, e ancora meno di rientrare nella Top 11: è stato molto emozionante”, dice. “Mister Piñones-Arce a volte è severo ma molto bravo e soprattutto non guarda l’età: guarda quello che fai. A me chiede di uscire dalla zona di comfort, di provare anche le cose difficili, e questo mi stimola tantissimo. In squadra gioca tanto anche la mia coetanea, Maya Cherubini. È un segnale chiaro: se meriti, giochi”.

Il punto di svolta, però, non è solo tattico o fisico. È mentale. “Negli anni scorsi, anche se giocavo tanto in Primavera, non avevo in testa ‘devo fare carriera’. Mi piaceva e basta. All’Europeo U19 in Polonia ho capito quale doveva essere il livello: siamo arrivate in semifinale, abbiamo perso con la Spagna, ma grazie a quel percorso ci siamo qualificate al Mondiale U20. Lì ho visto cosa serve davvero: intensità, cura del dettaglio. Da quel momento la mia testa è cambiata”.

La conferma è arrivata poco dopo. “Quando ho saputo che avrei fatto la preparazione con la prima squadra ho capito che la mia visione del calcio doveva evolvere: ho deciso di metterci tutta la testa e tutte le mie energie. L’anno prossimo c’è il Mondiale U20: ovviamente ci spero”.

Lo spogliatoio della Fiorentina, racconta, è il posto giusto per crescere. “Mi trovo benissimo: il gruppo è unito, tranquillo, tutte provano ad aiutarmi. Ci sono tante straniere e per me è positivo: mi costringono a parlare inglese. Mi sento proprio scarsa, però mi sforzo e sto migliorando”, dice ridendo.

Anche la scuola rimane dentro la sua routine. “Faccio il liceo scientifico-sportivo. In futuro mi piacerebbe restare nell’ambiente dello sport, magari medicina o fisioterapia. Non voglio scegliere adesso una sola strada”.

La strada fino qui inizia da lontano. “Ho cominciato con i maschi nella provincia di Pisa, dove sono nata. La prima squadra femminile è stata il Livorno, poi Empoli e Fiorentina”. E alle spalle c’è una famiglia che non ha perso un suo passo. “I miei genitori mi hanno sempre seguita. Ho un fratello, Davide, che ha vent’anni, e una sorella gemella, Sara, che è completamente diversa da me: lei fa ginnastica artistica. Io l’ho provata, ma non era il mio posto: ho sempre preferito il calcio. Agli Europei in Polonia sono venuti tutti: i miei hanno fatto praticamente le ferie lì estive per seguirmi. Per come sono fatta io, che sono timida, a volte mi imbarazza vederli lì tutti per me, però sono molto felice: mi hanno sempre appoggiata”.

La famiglia di Emma durante Euro Under 19 in Polonia

Fuori dal campo, Emma cerca scosse positive. “Mi è sempre piaciuta l’adrenalina. Mi piace camminare in montagna da quando sono piccola, sciare, viaggiare e scoprire posti nuovi. Avrei voluto provare il bungee jumping”, dice ridendo, “ma adesso che gioco in Serie A direi proprio che non è il caso… E qualche anno fa avrei voluto fare un corso di sub. Anche al cinema cerco quella sensazione lì: mi piacciono i film di paura, quelli di suspense, i polizieschi. I romantici non fanno per me!”.

La fotografia finale è quella di una diciottenne che ha scelto cosa vuole fare da grande. “Non mi sento arrivata, anzi. Però ho capito che posso fare la calciatrice professionista, e che dipende solo da me. Non sono una che parla molto: devo lavorare e dimostrare con i fatti che sono pronta”.