Quando osservi Pietro Omini correre sul prato del Konami Women and Youth Football Centre, quartier generale delle giovanili dell’Inter, non pensi soltanto a un ragazzo che segna 7 gol in 11 partite. Pensi a come il calcio, a 15 anni, possa diventare una forma d’arte, fatta di tempi perfetti, di inserimenti calibrati, di scelte che sembrano naturali ma che nascono da anni di lavoro, disciplina e passione. 774 minuti giocati nel Girone B del Campionato Nazionale Under 16 Serie A e B, e ogni minuto racconta una storia.

“Ho iniziato a giocare all’età di quattro anni – racconta Pietro –, insieme a mio fratello gemello Gioele. I miei genitori dicono che camminavo calciando il pallone”. E non era solo un gioco, era un inizio, un piccolo gesto che poi è diventato tutto. Dalla Edelweiss di Lodi alla chiamata dell’Inter, un’avventura che dura ormai 11 anni: 11 anni con la stessa maglia, gli stessi colori, a crescere giorno dopo giorno.

Pietro non è una prima punta, ma un fantasista, un numero 10. Non ha bisogno di essere sempre il riferimento centrale, perché sa muoversi negli spazi, dialogare con i compagni e scegliere il momento giusto per concludere a rete. “All’inizio della stagione mi sono posto l’obiettivo di migliorare in fase realizzativa rispetto alla passata stagione (8 reti in 31 partite, ndr) – confessa –. E sto lavorando in ogni partita, dando il massimo alla squadra”.

E proprio la squadra, per Pietro, è il centro di tutto. “Vorrei essere un punto di riferimento per i miei compagni, cercando di aiutare la squadra a vincere, preferibilmente giocando bene”, spiega. Dietro a ogni numero, dietro ogni gol, c’è il rispetto per chi corre al tuo fianco, per chi ti serve un passaggio e per chi ti aiuta a segnare.

Pietro Omini
Pietro Omini
Pietro Omini, trequartista classe 2010 dell'Inter Under 16

Ha i suoi idoli: Messi, “per la capacità di fare cose straordinarie con leggerezza”, e Lautaro Martínez, “per la concretezza e la capacità di inserirsi in ogni situazione di gioco”. Ma più dei modelli, conta la realtà di casa: “Mio fratello Gioele, che gioca con me (centrocampista, ndr), mio fratello maggiore Elia e i miei genitori, Carlo e Ilaria, mi sostengono sempre: sono la mia forza, il mio esempio”.

In campo, Pietro sembra già conoscere il sapore del futuro: leggere le linee di passaggio, attaccare lo spazio e calciare con lucidità. Ma resta un ragazzo, con sogni semplici e grandi allo stesso tempo. Il pallone tra i piedi non è solo uno strumento di gioco: è il metro di misura del tempo, la voce dei suoi desideri e il senso del cammino che lo ha portato fin qui.

7 reti in 11 partite (774 minuti giocati): i numeri raccontano solo una parte della storia. La vera storia, quella che emoziona, è quella di Pietro che corre, che osserva e aspetta il momento giusto, con il cuore di un ragazzo e la testa di chi sa già quanto il calcio sia anche una questione di intelligenza e romanticismo.

STORIA. Pietro Omini nasce il 27 gennaio 2010 a Lodi, insieme al fratello gemello Gioele, da i genitori Carlo e Ilaria. Comincia a giocare a calcio all’età di 5 anni nell’Edelweiss, società dilettantistica lombarda, prima di entrare a far parte del vivaio dell’Inter nel febbraio 2015.

In maglia nerazzurra, con cui negli ultimi due anni ha vinto il Torneo Under 14 Pro (Hellas Verona-Inter 0-4, 26 giugno 2024), e il Campionato Nazionale Under 15 Serie A e B (Fiorentina-Inter 1-2, 24 giugno 2025), ha collezionato 7 reti in 11 partite (774 minuti giocati), con l’Under 16 allenata da Paolo Hernán Dellafiore nel Girone B in questa stagione.