Campione d’Europa con l’Italia a Wembley, due Scudetti da capitano del Napoli come un certo Diego Armando Maradona. E pensare che all’età di 24 anni doveva ancora debuttare in Serie A. Quella di Giovanni Di Lorenzo non è la solita favola del giovane talento predestinato, ma una storia fatta di costanza e sacrifici. La conferma che il lavoro quasi sempre paga. Nato attaccante, retrocesso a terzino, dopo una lunga gavetta sui campi delle serie minori, oggi dall’alto delle sue 50 presenze in maglia azzurra è uno dei senatori della Nazionale: “Segnare è la gioia più bella - racconta nell’intervista rilasciata a Vivo Azzurro TV in occasione dell’ultimo raduno a Coverciano - e per questo da bambino giocavo attaccante. Mi avevano soprannominato Batigol, poi piano piano sono scalato dietro fino a diventare difensore. I traguardi che ho raggiunto con il Napoli e la Nazionale sono qualcosa che mai mi sarei immaginato di raggiungere, quando ci arrivi dopo un percorso come il mio è ancora più bello. Il segreto è non aver mai mollato”.

 

Di Lorenzo in azione nella gara con Israele

GIRO D’ITALIA. Lucchese, Reggina, Cuneo, Matera, Empoli. Il giro d’Italia di Giovanni Di Lorenzo tocca diverse regioni e vive di salite e discese, volate e cadute. Inizia da gregario, fino ad arrivare a indossare la maglia rosa…anzi azzurra: “Ho giocato prevalentemente al Sud, ma anche a Cuneo. Sicuramente gli anni nelle categorie inferiori a Reggio Calabria e Matera mi hanno aiutato moltissimo. C’è stato un periodo in cui mi sono trovato senza squadra, non sono stati momenti facili, ma con il supporto dei miei familiari e della mia ragazza, che poi è diventata mia moglie, sono riuscito a superarli. La gavetta è stata veramente importante, credo di essere cresciuto più in fretta rispetto ad altri ragazzi. Sono andato via di casa molto giovane, scendendo dalla Toscana fino a Reggio Calabria. Diventare calciatore è sempre stato il mio sogno, un sogno che poi è diventato un obiettivo perché ho iniziato a vederlo sempre più vicino”.

 

Giovanni Di Lorenzo festeggia con il tricolore a Wembley

PAUSA AZZURRA. Passano sei anni dalle comparsate in Nazionale Under 20 e Under 21 alla prima convocazione in Nazionale maggiore nell’ottobre 2019. Ma Giovanni sa aspettare e soprattutto sa farsi trovare pronto: “La prima chiamata è stata una sorpresa, non me l’aspettavo. Da lì è iniziato tutto, sono ormai diversi anni che faccio parte di questo gruppo e indossare la maglia della Nazionale è per me un grande orgoglio, un onore”. Partito in panchina all’Europeo del 2021, prende il posto dell’infortunato Florenzi nel match inaugurale con la Turchia per non lasciarlo più, festeggiando da protagonista il trionfo di Wembley: “L’Europeo è stato bellissimo, siamo stati più di un mese insieme e c’era un’atmosfera incredibile. Uno dei segreti è stato il fatto di pensare tutti a un solo obiettivo e avere una testa unica. Il saper fare gruppo ha fatto la differenza”.

CHI SI RIVEDE. Gennaro Gattuso era stato il suo allenatore a Napoli, quattro anni dopo lo ha riabbracciato a Coverciano. E il neo Ct lo ha schierato subito titolare, senza mai toglierlo dal campo nelle prime due gare della sua gestione con Estonia e Israele: “Veniamo da un periodo non bellissimo, dovremo cercare di dare tutti qualcosa in più perché quello che abbiamo fatto finora non è bastato. Il tempo è poco quando si viene qui a Coverciano e dovremo sfruttarlo al massimo per andare al Mondiale. Ci sentiamo addosso questa grande responsabilità e vogliamo raggiungere la qualificazione a tutti i costi”.