La "Carta di Viareggio" e la riorganizzazione fascista del calcio

La

Otto ani dopo la scissione tra FIGC e CCI un'altra grave crisi politica colpì il calcio italiano: questa volta, la conseguenza fu la conquista dello sport e del calcio da parte del regime fascista.

Approfondimento: Gli anni '20, le polemiche, la scissione FIGC / CCI

Nella primavera del 1926, quattro anni dopo la marcia su Roma, commissariò anche lo sport e il calcio in particolare: l’operazione fui attuata con l’intervento di Lando Ferretti, Presidente del CONI, che al termine del campionato 1925-1926, decise il Commissariamento della FIGC.

La crisi arbitrale 

Nel giugno 1925, infatti, la finale nord Bologna – Genoa a Milano è interrotta per l’ingresso di alcuni squadristi bolognesi, che, pistola alla mano, minacciano la terna arbitrale per far assegnare un goal (incerto) al Bologna. Scontri anche alla stazione Porta Nuova a Torino, dove il match era stato rigiocato finendo con un nuovo pareggio. Quegli episodi, gli scontri, la violenza, le aggressioni agli arbitri, e le polemiche per le "liste di ricusazione" con cui le società calcistiche ponevano all'indice arbitri a loro non graditi (erano ex dirigenti ed ex giocatori che dovevano essere tesserati per un solo club e perciò spesso ritenuti di parte) fece scoppiare la contestazione dei direttori di gara e un loro sciopero a oltranza e le dimissioni dei dirigenti della Lega Nord e quelle del Consiglio Federale.

Il 27 giugno 1926 il Consiglio Federale, anziché convocare l'assemblea, delegò i suoi poteri al CONI. Ferretti nomina una triade di esperti per adattare il calcio italiano alla politica imposta dalla “rivoluzione” fascista: Giovanni Mauro (Presidente A.I.A.), Paolo Graziani (Presidente del Bologna) e Italo Foschi (gerarca romano). I tre nel luglio 1926 stilano la “Carta di Viareggio”, approvata nello stesso giorno dal CONI e resa operativa. 

 

La Carta di Viareggio

In sintesi di seguito le principali riforme del documento varato a Viareggio nel luglio 1926.

Organizzazione FIGC: al vertice della Federazione è posto un Direttorio Federale (non elettivo)
il Comitato Italiano Tecnico Arbitrale (CITA) sostituisce la soppressa AIA.
i Comitati e le Leghe Regionali sono sciolti e sostituiti dai Direttòri Divisioni Superiori e i Direttòri delle Divisioni Inferiori Nord e Sud e Regionali.
ogni nomina dirigenziale in qualsiasi club affiliato al CONI deve ricevere il beneplacito degli Enti Sportivi Provinciali Fascisti, estromettendo così i dirigenti invisi al regime.
Riforma dei Campionati: introduzione di un girone unico, la Divisione Nazionale  per l'assegnazione dello scudetto, formata da due raggruppamenti per un totale di 20 squadre (17 dalla ex Lega Nord, e 3 dalla ex Lega Sud). 
Nei livelli inferiori sono istituite la Prima e la Seconda Divisione.
Riforma status calciatori: divide i calciatori in due categorie: dilettanti e non-dilettanti, prima storica svolta nel passaggio del calcio italiano verso il professionismo.
abolisce il limite provinciale per le liste di trasferimento (i calciatori dovevano giocare ove residenti), i calciatori sono liberi di spostarsi.
abolisce la possibilità di avere stranieri in squadra (con una norma transitoria per 2 stranieri per la stagione seguente). I tanti ungheresi e austriaci lasciano l’Italia, i club più ricchi iniziano la ricerca di italiani in Sudamerica, il fenomeno degli oriundi.

 

In base al documento, la FIGC è riorganizzata con al vertice un Direttorio Federale, per il quale è nominato Leandro Arpinati, che trasferisce subito la sede federale nella propria città, Bologna.