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C’è un campo, in periferia di Bologna. C’è un pallone, che rotola come tanti, e un bambino, appena cinque anni, che nel 2016 non sa ancora cosa significhi “destino”. Lo chiama gioco, e per lui il gioco si chiama Corticella. Cinque anni lì, tra maglie troppo larghe e porte che sembrano più grandi di lui. Poi l’estate del 2018, il primo snodo: il Bologna lo prende, lo porta dentro la sua storia. Perché in rossoblù il talento non si compra, si coltiva.


Si chiama Leonard Maria Lima Ramalho, e ha origini capoverdiane. Oggi veste la maglia dell’Under 16 e, dopo appena quattro giornate di campionato, ha già segnato cinque reti: una doppietta nel 5-1 al Genoa, un gol nel derby della Secchia vinto 3-0 contro il Modena e un’altra doppietta nel 3-0 al Cesena. Capocannoniere. Non è una parola da poco, se hai 14 anni.
Quando glielo dici, lui sorride, quasi sorpreso, perché sì, forse non si aspettava un impatto così devastante. Ma dentro di sé lo sapeva: “Ero sicuro che quest’anno avrei segnato molto di più – 8 reti in 25 partite, sempre sotto età, con l’Under 15 rossoblù –, diventando maggiormente decisivo”.
È la frase di chi non si accontenta, di chi ha già messo l’ambizione davanti al timore.
C’è un dettaglio che racconta più di mille statistiche. Quando ha cominciato a giocare, i campi erano quelli a cinque, stretti e veloci. E lui? Difensore. Già, difensore. Perché la vita, spesso, ci fa partire da un lato del campo per poi condurci altrove. Oggi Leonard Maria è un attaccante, segna a raffica, ha lo sguardo di chi sa che davanti non c’è solo la porta, ma un futuro da conquistare.
Il ragazzo che segna, trascinando il Bologna al primo posto in classifica nel Girone A, non nasconde i suoi sogni: “Arrivare alla doppia cifra in campionato ed essere chiamato in Nazionale, cercando di diventarne un punto di riferimento”. Non dice “vorrei”. Dice “cercando di diventare”. È la grammatica di chi non delega la sorte, di chi ha già intravisto la traiettoria.
Se gli chiedi chi sia il suo idolo o un modello di riferimento, non ti risponde con il nome di un grande attaccante. Dice Jude Bellingham. Un centrocampista, un leader, un ragazzo poco più grande di lui che ha trasformato il talento in carisma. Leonard Maria lo guarda e capisce che il calcio non è solo gol, ma guidare gli altri, trascinarli.
A casa, invece, il pallone non ha una tradizione scritta. Non ci sono atleti da copertina. C’è la madre, Luisa, c’è il padre, Macario, c’è una sorella più grande, Janice, 25 anni. Gente normale, una famiglia che sogna il quotidiano. Ed è qui che la storia cambia colore: perché quando non hai esempi a spianarti la strada nel calcio, ogni passo lo conquisti con fatica, con testardaggine.
La sua squadra, il Bologna Under 16, dove gioca sotto età, vuole andare fino in fondo in campionato. È un’ambizione dichiarata, senza fronzoli. “Crescere insieme, sia tecnicamente che umanamente”. Leonard lo dice con naturalezza, ma in realtà dietro c’è una verità semplice: nessun talento esplode da solo. Servono compagni, staff, un contesto che ti faccia sbagliare e migliorare.
Cinque gol in tre partite sono un biglietto da visita rumoroso. Eppure Leonard Maria non ha il tono di chi già si sente arrivato. È un ragazzo che gioca, corre, segna, e che vuole ancora sorprendersi.
STORIA. Leonard Maria Lima Ramalho è nato il 28 marzo 2011 a Bologna, da papà Macario e mamma Luisa. Ha iniziato a giocare a calcio all’età di cinque anni nel Corticella, società dilettantistica emiliana, prima di entrare a far parte del vivaio del Bologna nell’estate del 2018. In maglia rossoblù, in questa stagione, ha collezionato quattro presenze (303 minuti giocati) e cinque reti sotto età con l’Under 16 di Giovanni Ceccarelli.